
Mai come oggi, la nostra identità è rappresentata da un insieme di dati, accessi e credenziali che ci identificano, ci autorizzano e ci proteggono. Eppure, nonostante la crescente complessità degli attacchi informatici, le pratiche di sicurezza di base – come la gestione corretta delle password – restano spesso ignorate, sottovalutate o applicate in modo superficiale.
Ecco perché giornate come il World Password Day, la cui ricorrenza quest’anno è stata lo scorso 1° maggio, sono occasioni per fermarsi a riflettere sul nostro livello di consapevolezza e sulle contromisure che possiamo adottare.
Questa giornata è stata istituita nel 2013 con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza delle password nella protezione della nostra identità digitale. La scelta del primo giovedì di maggio non è casuale: è collegata a un episodio emblematico, ovvero l’ammissione – avvenuta a maggio 2013 – di una massiccia violazione di credenziali da parte di un noto provider di servizi email, che coinvolse oltre un miliardo di account. Un evento che ha segnato un punto di svolta nella percezione della sicurezza informatica.
La password continua a rappresentare uno degli strumenti più diffusi per il controllo degli accessi. Sebbene le tecnologie evolvano verso soluzioni più sofisticate – dal riconoscimento biometrico all’autenticazione passwordless – la “parola d’ordine” resta ancora oggi una componente essenziale della nostra sicurezza informatica quotidiana.
Tuttavia, ciò che una volta bastava a proteggere un sistema, oggi rischia di non essere più sufficiente. In un panorama dominato da attacchi sempre più sofisticati, potenziati anche dall’intelligenza artificiale, la semplice combinazione di lettere e numeri non è più una garanzia di sicurezza.
Buone pratiche e cattive abitudini
Il World Password Day nasce proprio per sensibilizzare utenti e aziende sull’importanza di una gestione corretta delle credenziali. È l’occasione ideale per aggiornare le proprie password, verificarne la robustezza e ripensare il proprio approccio alla sicurezza digitale.
I consigli, pur noti, restano spesso disattesi: usare password lunghe (almeno 12 caratteri), complesse (con lettere maiuscole, minuscole, numeri e simboli), diverse per ciascun servizio e aggiornarle periodicamente.
Eppure, la realtà ci restituisce un quadro preoccupante: milioni di utenti continuano a usare combinazioni banali e ripetitive come “123456”, “admin”, “password”, “qwerty”, o sequenze numeriche come “12345678” o “111111”. Queste password, presenti da anni in cima alle classifiche delle più violate, possono essere decifrate in meno di un secondo, con strumenti facilmente reperibili online. L’utilizzo di nomi propri o parole facilmente intuibili peggiora ulteriormente la situazione, rendendo l’accesso ai dati un gioco da ragazzi per i cybercriminali.
Una password è tanto più efficace quanto più è impossibile da ricordare: per questo vengono in aiuto i password manager, strumenti che permettono di generare, archiviare e compilare automaticamente le credenziali, sia in ambito personale che aziendale. Anche i browser moderni offrono funzionalità simili, ma è buona prassi affiancarli a strumenti più completi e sicuri.
La password non basta più
Nonostante le password restino centrali, non possono più essere l’unica difesa tra i dati sensibili e chi tenta di violarli. È importante affiancare l’autenticazione multifattore (MFA), che aggiunge un secondo elemento di verifica – qualcosa che possediamo, come un codice temporaneo generato da una app o inviato via SMS – per rafforzare l’accesso.
Soluzioni come queste sono ormai facilmente implementabili anche dalle PMI, spesso bersagli privilegiati degli attacchi informatici. Ancora meglio, quando possibile, è adottare approcci passwordless, come le passkey, che sfruttano chiavi crittografiche legate all’identità biometrica o al possesso fisico di un dispositivo.
Verso un futuro senza password?
Il futuro sembra puntare verso un’autenticazione che non si basa più sulla conoscenza di qualcosa, ma sul possesso e sull’identità. Protocolli come WebAuthn rappresentano una svolta: permettono di accedere a un servizio tramite la prova di possedere un dispositivo e, ad esempio, tramite un riconoscimento facciale o un’impronta digitale.
Ma attenzione: anche queste soluzioni non sono immuni da rischi. Il furto dei cookie di sessione e i deepfake sono già in grado di aggirare certi livelli di sicurezza. Serve quindi una difesa in profondità, che integri tecnologie avanzate, monitoraggio costante e soprattutto consapevolezza.
In definitiva, la password non è solo una chiave: è la porta d’accesso alla nostra identità digitale. E come proteggiamo con cura le chiavi di casa, così dobbiamo trattare quelle digitali. Le tecnologie esistono e si evolvono, ma senza una cultura della sicurezza, restano strumenti spuntati.
Oltre la password: strumenti e responsabilità
La sicurezza digitale non si esaurisce in una stringa di caratteri, per quanto lunga e complessa. È un ecosistema fatto di strumenti, comportamenti e scelte. Le password, per quanto ancora oggi fondamentali, non bastano più. Sono l’ultimo residuo di un paradigma che mostra sempre più crepe sotto il peso di attacchi automatizzati, credenziali compromesse e un crescente mercato criminale che vive di identità rubate.
Serve un cambio di passo. Autenticazione a più fattori, uso di password manager, passkey e identità digitali basate su biometria non sono più tecnologie del futuro, ma strumenti già disponibili, spesso gratuiti, che vanno solo adottati con intelligenza. E soprattutto, serve una cultura della sicurezza che metta al centro la persona: formata, informata, vigilante.
Per le aziende, questo significa investire non solo in tecnologie, ma in formazione, simulazioni, procedure di emergenza e architetture Zero Trust. Per i privati, significa smettere di considerare la sicurezza come un fastidio o un optional e iniziare a trattarla per ciò che è: la protezione della propria identità, dei propri dati, della propria vita digitale.
Password manager in totale sicurezza
In un contesto dove ci viene chiesto di creare, memorizzare e gestire decine – se non centinaia – di credenziali diverse, è inevitabile che la mente umana non basti più. Ed è proprio qui che entra in gioco una delle soluzioni più semplici, ma spesso sottovalutate: il password manager.
Questi strumenti non solo eliminano la fatica di ricordare ogni singola password, ma lo fanno in totale sicurezza, crittografando i dati sensibili e rendendoli accessibili solo attraverso una master password. Il risultato? Meno stress per gli utenti, maggiore sicurezza per le organizzazioni.
Ma non si tratta solo di una comodità personale. Per le aziende, incoraggiare o adottare soluzioni di gestione centralizzata delle credenziali è una scelta strategica. Un buon password manager permette ai team di lavorare in modo collaborativo, condividendo le credenziali in maniera protetta, tracciabile e conforme alle policy di sicurezza aziendale. Il rischio di errori umani – come l’invio di password su canali non sicuri o il riutilizzo delle stesse credenziali – si riduce drasticamente.
In quest’ottica, Hypergrid propone alle aziende un servizio avanzato di gestione delle credenziali in collaborazione con NordPass, una delle soluzioni più affidabili e riconosciute nel settore. Dotato di crittografia avanzata e architettura zero-knowledge, NordPass garantisce che nessuno – nemmeno il fornitore stesso – possa accedere ai dati salvati. Le password vengono archiviate localmente in forma crittografata e sincronizzate nel cloud in modo sicuro, assicurando così massima riservatezza.
Grazie a un pannello di controllo centralizzato, le imprese possono assegnare ruoli, monitorare le attività, gestire le cartelle condivise tra i team e applicare criteri di sicurezza personalizzati. Il tutto con un’interfaccia intuitiva e compatibile con ogni sistema operativo e dispositivo mobile.
NordPass non si limita a salvare password: permette di generare credenziali robuste, monitorare violazioni dei dati online, integrare l’autenticazione a due fattori e abilitare l’uso delle passkey, portando utenti e aziende sempre più vicini a un futuro senza password. Un futuro più sicuro, più semplice, più intelligente.
Il valore della Data Loss Prevention
Quando si parla di sicurezza informatica, l’attenzione si concentra spesso sulle password, ma la verità è che le fughe di dati non avvengono solo a causa di credenziali deboli o compromesse. Una buona parte degli incidenti nasce da comportamenti involontari, configurazioni errate, accessi interni non controllati o trasferimenti non autorizzati di informazioni sensibili.
In questo scenario, è fondamentale distinguere tra data leak e data loss: due termini spesso confusi, ma che indicano eventi diversi. Il primo si riferisce alla fuoriuscita accidentale di informazioni durante il transito o l’archiviazione. Il secondo indica invece la perdita o cancellazione di dati per cause che possono essere tecniche, umane o dolose.
A fare da scudo a questi scenari è la Data Loss Prevention (DLP), una strategia sempre più centrale nelle politiche di cybersecurity. La DLP consente di monitorare, controllare e proteggere i dati sensibili da accessi non autorizzati o da utilizzi impropri, anche all’interno dell’organizzazione stessa. È una forma evoluta di “sicurezza silenziosa”, che lavora dietro le quinte per evitare che le informazioni escano dal perimetro aziendale, volontariamente o meno.
I sistemi di DLP più efficaci sono quelli capaci di agire su più livelli: endpoint, rete, cloud e dispositivi mobili, rilevando comportamenti anomali anche grazie all’intelligenza artificiale e al machine learning.
Inoltre, la compliance normativa rafforza la necessità di adottare queste misure. Le regolamentazioni oggi impongono standard stringenti per la protezione dei dati personali e aziendali: non rispettarli espone a rischi legali, reputazionali e finanziari.
La protezione riguarda non solo dati personali – come informazioni sanitarie, fiscali o finanziarie – ma anche asset aziendali strategici: progetti di R&S, piani di mercato, brevetti, strategie interne. In un mondo dove anche un semplice file Excel può contenere informazioni critiche, la DLP non è un’opzione, ma una necessità.
HyperDLP: prevenire è proteggere
In quest’ottica, Hypergrid mette a disposizione delle aziende HyperDLP, una soluzione completa per la prevenzione della perdita di dati. Con un’interfaccia intuitiva e policy personalizzabili, HyperDLP consente alle organizzazioni di:
- bloccare la copia, l’invio o la modifica di documenti riservati;
- impedire il salvataggio di file su dispositivi USB o cloud non autorizzati;
- limitare screenshot e stampe non consentite;
- monitorare i flussi di dati e intervenire in tempo reale su attività sospette.
Il tutto con un supporto dedicato in fase di installazione, configurazione e assistenza, così da garantire un’implementazione semplice ma robusta. Grazie a HyperDLP, le aziende possono proteggere il proprio patrimonio informativo, migliorare i flussi di lavoro e rafforzare il proprio perimetro di sicurezza, anche in ambienti complessi e distribuiti.
In un’epoca in cui la perdita di dati può significare la perdita di competitività, reputazione o continuità operativa, investire nella Data Loss Prevention è un atto di responsabilità verso il proprio futuro digitale.
Proteggi le tue credenziali, metti al sicuro i tuoi dati: con Hypergrid, password manager e Data Loss Prevention diventano soluzioni integrate per la sicurezza digitale della tua azienda. Scopri queste e molto altro ancora su www.hypergrid.it
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.