Sembra impossibile ma nel 2023 ci sono ancora aziende che usano un solo sistema archiviazione e backup in loco su supporti fisici e, più spesso di quanto si possa immaginare, anche su supporti esterni come unità USB (soluzione che genera situazioni precarie, oltre alla difficolta di gestire e recuperare velocemente eventuali dati).
Fortunatamente la pratica del doppio backup è ormai di uso comune per la maggior parte delle realtà, ma la scelta di avere tutto in azienda (senza una copia su server cloud), non è mai una buona idea. Ne abbiamo trattato varie volte in questa serie di articoli: il cloud offre maggiore flessibilità alle aziende, sia per quanto riguarda l’archiviazione dei dati e le procedure di backup, sia per quanto riguarda la virtualizzazione dei server che evitano all’azienda di investire in infrastrutture che andranno poi aggiornate nel caso debbano supportare carichi di lavoro più elevati o che risulteranno sovradimensionate se il carico di lavoro dovesse diminuire. Il vantaggio di una piattaforma cloud è che si possono scalare le risorse e l’archiviazione per soddisfare le esigenze dell’azienda con procedure rapide che garantiscono la business continuity.
Scelte obbligate
La decisione di passare al cloud rappresenta anche una valida soluzione per mettere al riparo i server aziendali in loco, sempre più spesso facili prede per i cybercriminali. Non a caso, secondo un recente report di Kaspersky, nel 2022 la maggior parte degli attacchi ransomware è iniziata sfruttando software e applicazioni infette, dati provenienti da account compromessi e da email dannose ricevute su account aziendali.
A livello globale la media stimata dei costi per il recupero dei dati e di 6.500 dollari per le PMI più piccole, mentre per le grandi la stima è 98.000 dollari. Spese intese per le sole azioni di recupero dei dati, da cui sono esclusi altri elementi come per esempio le perdite finanziare dovute ai blocchi della produzione.
Cisco, di cui HyperGrid è partner, sta investendo molto nelle soluzioni cloud e nei sistemi di gestione del Multi Cloud. Le motivazioni sono tante, fra cui va considerato che, fortunatamente, dalla fine della pandemia il 40% delle persone continua a lavorare da remoto. Una situazione decisamente più pratica, che avvantaggia la riduzione dei costi in azienda, ma che ha reso i modelli di sicurezza tradizionali superati, estendendo di fatto l’area dell’infrastruttura che necessita di controlli avanzati di cybersicurezza. La maggior parte degli esperti sono concordi, l’uso del cloud ha indubbiamente favorito la transizione al lavoro da remoto, ma ha concentrato l’interesse dei cybercriminali sulle piattaforme virtuali rendendo fondamentale lo sviluppo di nuove tecnologie per la sicurezza. Questo è uno dei tanti motivi per cui la scelta di un provider va fatta in modo oculato, in particolare per le aziende che hanno intenzione di gestire i loro business primari sulla “nuvola”. Meglio quindi scegliere provider certificati (condizione obbligatoria per le P.A.) e in grado di garantire alti standard di affidabilità e cybersicurezza.
Cos’è il Multi Cloud?
Il report di Cisco, preparato da una survey proposta a un campione di manager IT, offre spunti interessanti: l’adozione del cloud è considerata fondamentale dal 78% dei partecipanti, con l’obiettivo di caricare nella nuvola il 40% dei dati aziendali entro il 2025. Da questa tendenza nasce l’esigenza dell’adozione del Multi Cloud. Il 42% degli intervistati è convinto che questa soluzione sia in grado di garantire uno sviluppo più agile e scalabile delle applicazioni e dei servizi. Questa è la prima sintesi del Global Networking Trends Report 2023, uno studio realizzato per esaminare l’evoluzione della tecnologia di rete e delle iniziative Multi Cloud intraprese dalle aziende di ogni dimensione e settore.
Ma di fatto cos’è il Multi Cloud? Una valida spiegazione arriva dagli “Osservatori Digital Innovation” del Politecnico di Milano: “un ambiente Multi Cloud è costituito da più servizi cloud pubblici o privati forniti da diversi provider. In tali ambienti, l’azienda utilizza e coordina servizi di due o più provider per rispondere al meglio alle proprie esigenze economiche, tecniche o funzionali”.
L’obiettivo del Multi Cloud non è solo quello di far coesistere le diverse soluzioni ma di consentire di connetterle e sfruttarle con flessibilità. Per esempio: un particolare servizio attivo sul cloud “A” dell’azienda viene perfettamente integrato con applicazioni presenti nel cloud “B” gestito da una succursale dell’azienda primaria (che si appoggia ad altri provider di servizi). Risulta quindi importante avere uffici interni IT o esternalizzare il compito ad aziende con la sufficiente esperienza per coordinare la gestione delle varie piattaforme.
I dati messi in evidenza dal report di Cisco sono da un certo punto di vista sorprendenti, dato che fra le grandi realtà, l’azienda rileva che due terzi delle organizzazioni hanno già oltre il 40% dei loro carichi di lavoro suddivisi in più cloud. Inoltre, la maggior parte delle organizzazioni utilizza più di due fornitori di servizi cloud e un’ampia maggioranza utilizza più di cinque fornitori SaaS. Con una sempre maggiore adozione delle piattaforme cloud questa è una tendenza che si trasferirà rapidamente anche alle PMI con un occhio di particolare riguardo alla supply chain.
Come ogni tecnologia che avanza il Multi Cloud ha vantaggi e svantaggi, tra i “pro”, possiamo citare l’ottimizzazione dei costi (cercando le offerte più vantaggiose dei provider specializzati in varie soluzioni). C’è poi una maggiore scalabilità dei sistemi. L’eliminazione del lock-in del provider, situazione che si verifica quando un’azienda è così vincolata a un fornitore da non poterlo sostituire senza gravi conseguenze. Infine, per le aziende che operano in Paesi al di fuori della UE, la possibilità di erogare in modo più efficiente i servizi in aree geografiche diverse a livello internazionale.
Tra i “contro”, la più complessa gestione della sicurezza è al primo posto (con un maggiore carico di lavoro e di responsabilità per i CISO), così come la possibile perdita di visibilità delle risorse nel caso di un uso poco coordinato delle piattaforme. E infine, elemento da non sottovalutare, l’assenza di piena interoperabilità tra le offerte dei grandi cloud provider. Situazione questa che diventa un “pro” per le realtà più piccole, decisamente più agili nel proporre soluzioni tra loro compatibili.
Le soluzioni di HyperGrid
HyperGrid con oltre vent’anni di esperienza nel settore delle cybersicurezza è in grado di fornire ai propri clienti un servizio cloud allo stato dell’arte. yCloud fornisce piattaforme virtualizzate in cloud (su sistemi sicuri e affidabili) pensate per imprese ed Enti che intendono ottimizzare l’infrastruttura mantenendo elevati standard qualitativi. HyperGrid yCloud è strutturato su una IP totalmente ridondata (AS39250) efficacemente protetta. Il servizio beneficia delle competenze derivanti dal portfolio di servizi offerti dall’azienda, tra i quali: sicurezza perimetrale di reti, sistemi di autenticazione forte VPN con 2FA e Disaster Recovery.
Per maggiori informazioni: 0382-528875
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