
Negli ultimi anni il concetto di Disaster Recovery ha subito una trasformazione profonda. Per molto tempo è stato percepito come una misura di emergenza, un insieme di procedure da attivare solo in caso di guasti gravi o incidenti eccezionali. Oggi questo approccio non è più sufficiente. La crescente dipendenza dei processi aziendali dalle infrastrutture digitali, unita all’aumento della frequenza e della complessità degli attacchi informatici, rende il Disaster Recovery una componente strutturale della strategia IT e di cybersecurity.
Un’interruzione dei sistemi non è più un evento isolato con impatti limitati all’area tecnica. Può tradursi in blocchi operativi prolungati, perdita di dati critici, violazioni normative e danni reputazionali difficili da recuperare. In questo scenario, la capacità di ripristinare rapidamente i servizi e garantire l’integrità delle informazioni diventa un fattore determinante per la continuità del business.
Allo stesso tempo, è cambiata la natura degli incidenti. Accanto ai guasti hardware o agli eventi ambientali, oggi il Disaster Recovery deve rispondere a minacce intenzionali come ransomware, compromissioni mirate e attacchi progettati per colpire non solo i sistemi di produzione, ma anche i meccanismi di ripristino. In molti casi, l’obiettivo non è semplicemente interrompere i servizi, ma rendere inutilizzabili le infrastrutture su cui si basa il recupero.
In questo contesto, il Disaster Recovery smette di essere un esercizio tecnico e diventa una scelta strategica. Non si tratta solo di disporre di copie dei dati, ma di progettare un’architettura capace di reagire a scenari complessi, isolare l’incidente dalla fonte primaria e consentire un ripristino controllato e verificabile.
Disaster Recovery e Alta Disponibilità
Disaster Recovery e Alta Disponibilità vengono spesso sovrapposti. In realtà rispondono a esigenze diverse e operano su piani differenti. Comprendere questa distinzione è fondamentale per evitare soluzioni che funzionano in condizioni ordinarie ma falliscono nei momenti critici.
L’Alta Disponibilità ha l’obiettivo di mantenere i servizi operativi anche in presenza di guasti localizzati. Ridondanza, failover automatico e continuità del servizio sono elementi centrali di questo approccio, che lavora all’interno dello stesso perimetro per assorbire gli imprevisti quotidiani.
Il Disaster Recovery interviene invece quando questo perimetro non è più affidabile. Eventi come la perdita di un intero sito, un incidente fisico grave o un attacco informatico esteso superano la capacità di risposta dei meccanismi di alta disponibilità. In questi casi, la priorità non è mantenere il servizio senza interruzioni, ma ripristinarlo in modo ordinato e sicuro su un ambiente alternativo.
Confondere i due concetti porta spesso a sottovalutare i rischi. Un’architettura altamente disponibile può condividere gli stessi domini di vulnerabilità, come una sede fisica o una rete di gestione comune. Quando questi elementi vengono colpiti, anche i sistemi ridondati possono diventare indisponibili contemporaneamente. Il Disaster Recovery nasce proprio per affrontare questo tipo di scenario.
Ambienti distinti
Un piano di Disaster Recovery efficace presuppone una separazione reale tra l’ambiente di produzione e quello di ripristino. Non si tratta di una scelta opzionale, ma di una condizione necessaria affinché il recovery funzioni anche negli scenari più critici.
Molti eventi non colpiscono singoli componenti isolati, ma interi contesti infrastrutturali. Guasti elettrici, incendi, eventi ambientali o attacchi informatici tendono a propagarsi all’interno dello stesso perimetro fisico o logico. Se il sito di Disaster Recovery dipende dagli stessi elementi, l’incidente rischia di compromettere entrambe le piattaforme.
La separazione deve quindi essere fisica e geografica, non solo logica. Replicare dati o sistemi in un ambiente troppo vicino o fortemente integrato non garantisce una reale capacità di ripristino. Questo vale in modo particolare per gli attacchi informatici, dove l’obiettivo può essere la compromissione coordinata di produzione e backup.
In questo contesto si inserisce il concetto di Disaster Recovery duale, basato su due ambienti distinti, progettati per non condividere gli stessi punti di vulnerabilità e in grado di assumere ruoli operativi alternativi in caso di incidente.
Il Disaster Recovery nel modello IaaS
L’adozione del modello IaaS (Infrastructure as a Service) ha ampliato le possibilità di progettazione del Disaster Recovery, ma ha anche introdotto nuovi fraintendimenti. La disponibilità di risorse flessibili e scalabili non equivale automaticamente alla presenza di una strategia di ripristino efficace.
Nel modello IaaS, il provider garantisce l’infrastruttura di base: data center, server, storage, rete e i requisiti di sicurezza e affidabilità associati. Questo crea le condizioni per costruire architetture resilienti, ma non definisce come e quando i sistemi devono essere ripristinati in caso di incidente.
Replica dei dati, priorità di ripristino, tempi accettabili di inattività e gestione della sicurezza durante il recovery sono decisioni che devono essere progettate. Senza questo lavoro, anche l’infrastruttura più affidabile rischia di non essere sufficiente in uno scenario di crisi.
Il valore dell’IaaS risiede quindi nella possibilità di progettare soluzioni avanzate, non nella loro automaticità. È la progettazione a determinare l’efficacia del Disaster Recovery.
Il Disaster Recovery duale
Un approccio duale consente di affrontare eventi gravi separando il ripristino operativo dalla gestione dell’incidente. L’attivazione di un ambiente secondario indipendente permette di riprendere le attività essenziali senza intervenire immediatamente sull’infrastruttura compromessa.
Questo riduce il rischio di errori, preserva le evidenze utili all’analisi e consente di gestire l’emergenza in modo più controllato. La progettazione di un modello duale richiede però scelte consapevoli, perché non tutti i servizi e i dati hanno lo stesso livello di criticità. Definire priorità realistiche è essenziale per mantenere l’equilibrio tra resilienza e sostenibilità dei costi.
Ripristino e gestione
Negli scenari di attacco informatico, il ripristino è solo una parte del problema. Riprendere l’operatività senza comprendere cosa è accaduto espone l’organizzazione al rischio di nuovi incidenti o di ripristinare ambienti già compromessi.
Un Disaster Recovery ben progettato consente di isolare l’ambiente colpito, ripristinare i servizi su una piattaforma separata e avviare le attività di analisi in modo strutturato. La disponibilità di informazioni storiche e di tracciati affidabili diventa fondamentale per ricostruire gli eventi e valutare l’impatto reale dell’incidente.
Ripristinare la normalità non è il punto di arrivo, ma l’inizio di una fase di miglioramento. Analizzare lo stato di sicurezza dell’infrastruttura dopo un attacco consente di rafforzare la postura complessiva e ridurre la probabilità di eventi futuri.
Il valore della consulenza
Ogni organizzazione presenta rischi, priorità e vincoli differenti. Per questo motivo il Disaster Recovery non può essere affrontato come una soluzione standardizzata. L’analisi dei fattori di rischio, la definizione delle priorità operative e la traduzione di questi elementi in un progetto tecnico coerente richiedono competenze specifiche.
La consulenza consente di costruire un piano di Disaster Recovery allineato alle reali esigenze del business, evitando sia soluzioni sottodimensionate sia architetture eccessivamente complesse. Un piano efficace deve inoltre essere verificato e aggiornato nel tempo, perché infrastrutture e minacce evolvono continuamente.
Infrastruttura certificata
In questo scenario, il ruolo del fornitore diventa strategico. Hypergrid opera come provider IaaS mettendo a disposizione infrastrutture progettate per supportare architetture di Disaster Recovery avanzate. I servizi e i server operano in un contesto di certificazione da parte dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, un elemento rilevante per le organizzazioni che devono rispondere a requisiti elevati di sicurezza e affidabilità.
Su questa base, Hypergrid affianca le aziende nella progettazione di soluzioni di Disaster Recovery duale realmente efficaci, con ambienti separati e geograficamente distanti. Grazie al know-how sviluppato nel tempo, è possibile attivare servizi e consulenze per valutare con precisione i fattori di rischio e costruire un progetto di cybersecurity integrato con il Disaster Recovery.
In caso di incidente o attacco, Hypergrid supporta le attività di ripristino post-evento e le indagini necessarie a comprendere quanto accaduto. L’integrazione con strumenti come il Security Data Recorder consente di disporre di informazioni utili per l’analisi e per il miglioramento della sicurezza. Una volta ripristinata la normalità, l’infrastruttura viene analizzata per individuare interventi mirati che ottimizzino il rapporto tra costi e benefici.
Resilienza consapevole
Il Disaster Recovery non è più un piano da tenere nel cassetto, ma una componente essenziale della resilienza digitale. L’approccio duale, la separazione degli ambienti e l’integrazione con la sicurezza permettono di affrontare incidenti complessi senza compromettere la continuità del business.
Il modello IaaS offre strumenti potenti, ma richiede progettazione e consapevolezza. La resilienza nasce dall’integrazione tra infrastruttura affidabile, competenze e capacità di gestione dell’incidente. Affrontare il Disaster Recovery come una scelta strategica significa costruire basi solide per operare anche nei momenti più critici, trasformando l’emergenza in un’occasione di rafforzamento dell’intero sistema.
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